Lavoratore alle prese con lo smartworking
BUSINESS

Smartworking: le regole d’oro per farlo al meglio!

Tutti ne parlano ma pochi ne conoscono il vero significato. Prima di marzo 2020, quasi nessuno in Italia praticava lo smartworking. Improvvisamente, le aziende si sono trovate di fronte a questa nuova realtà.

La spazio di lavoro 

Secondo la legge, il lavoro può essere svolto ovunque. La flessibilità degli spazi è un diritto consolidato. La nostra percezione della realtà cambia da ambiente ad ambiente e agisce positivamente sulla nostra capacità di rispondere agli stimoli. In poche parole: tendiamo a rilassarci in una vasca idromassaggio, mentre siamo più predisposti a uno stato di allerta in un vicolo buio di notte. È molto importante ricreare un ambiente ideale in cui svolgere le nostre attività. Una scrivania, un computer e una sedia ci ricordano che il lavoro è un misto di allerta, reattività e riflessività. Sono quindi fortemente sconsigliati: il divano o peggio il letto.

Evitare la routine tossica 

Altri elementi che contraddistinguono lo smart-worker sono l’agilità e l’organizzazione con cui viene ottimizzato il lavoro. Spesso nei nostri uffici si sprecano ore vuote senza fare nulla per poi raggiungere picchi di produzione molto elevati per rispettare le scadenze. È quindi necessario ottimizzare tutto questo permettendo al lavoro di scorrere facilmente durante la giornata, senza sprecare tempo inutile che potrebbe invece essere dedicato alla famiglia o agli hobby. Ogni partecipante deve regolare i propri interventi limitandosi a riferire solo le cose essenziali e indispensabili. In generale, l’organizzazione è uno dei segreti per il telelavoro.

Una forma di negoziazione diversa

Siamo abituati a una forma di contratto di lavoro che, oltre a richiedere la presenza del dipendente in loco, è limitata all’orario di lavoro. La pandemia ha cambiato le carte in tavola. Come abbiamo visto, nulla di tutto questo può valere per lo smart-worker che non lavora a ore e non utilizza i servizi forniti dall’azienda. I contratti di smartworking dovrebbero prevedere finalità legate agli obiettivi raggiunti e non alle ore di lavoro impiegate. L’azienda commissiona un obiettivo X e il dipendente, in base ai suoi tempi e metodi di lavoro, lo porta a termine entro i tempi concordati.

 Così facile, così smart. Addio ritardi sul posto di lavoro e addio sindrome da ipercontrollo.

Liberamente tratto e tradotto da https://www.hydrogen-code.com/

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